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12 Agosto 2025

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Lorenzo Pini e il fascino delle tempeste

Lorenzo Pini e il fascino delle tempeste

Una passione viscerale per il meteo e le nevicate ha portato il grafico colligiano a
collezionare negli anni tutta una serie di fenomeni particolari che si verificano nel mondo, oggi raccolti nell’Atlante degli eventi atmosferici estremi, da poco in libreria

di Simona Pacini

«Il mio primo ricordo? La nevicata dalla finestra della scuola materna di Porta Nuova. Una vera bufera. Era il 1985, avevo poco meno di 4 anni e provai un’emozione fortissima».

Lorenzo Pini, grafico colligiano, geografo, narratore di viaggi e grandi città (ha dedicato libri all’Avana e a Lisbona), ha appena dato alle stampe un volume particolare e diverso dal solito, Atlante degli eventi atmosferici estremi.

«Per caso l’anno scorso vedo un libro di questo editore di Parigi, Jonglez, Atlante delle curiosità geografiche. Penso, perché non proporgli un lavoro mio sugli eventi meteo? Gli scrivo un’email e un quarto d’ora dopo, cosa veramente incredibile per una casa editrice, mi arriva la risposta. Era il febbraio di quest’anno. Dopo il primo contatto è successo tutto velocemente. Gli ho mandato una bozza del progetto, in quindici giorni abbiamo firmato l’accordo e buttato giù una traccia di lavoro. Il libro è stato pubblicato a novembre, già tradotto in cinque lingue”.

Tempi record per il mondo dell’editoria. Ma da dove nasce questa passione per la meteorologia?

«Più che passione la chiamerei ossessione, non so dire da dove venga. Io ci sono nato ma nella mia famiglia non ce l’ha nessuno. Quindi con me si deve essere incastrato qualcosa… Penso che sia stato determinante anche il terrazzo di casa, a Sant’Andrea, dove sono cresciuto, affacciato sulla Montagnola, le Colline Metallifere. Ho sempre visto tanto paesaggio e ho coltivato così le mie emozioni e i miei interessi. Il terrazzo è esposto a Ovest, è da lì che arrivano le nuvole, di solito. Mi garbava osservare gli eventi atmosferici. Il germe viene sicuramente da lì».

Quindi c’è sempre stata?

«Sì. Da ragazzino un po’ me ne vergognavo. A scuola i compagni mi chiamavano Giuliacci o Bernacca. Io ero quello che ogni volta che si doveva far qualcosa diceva, meglio rimandare, pioverà. Oppure, va bene, sarà bello. E gli amici non si capacitavano. Però mi ci è voluto del tempo per riconoscere e accettare questa passione. Una cosa è averla per il calcio, la passione per il meteo mi pareva un po’ da sfigato. Però quando tornavo da scuola la prima cosa che facevo era accendere la tv e guardare il televideo steso sul divano: prima di internet c’erano solo i canali 401, 402 e 403 per controllare le previsioni in ogni momento».

E poi è arrivato meteotrip…

«Nel 2010 avevo 28 anni ed era il periodo in cui andavano i blog. Meteotrip racchiude la mia passione per il meteo e quella per i viaggi, infatti il sottotitolo è ‘viaggio nei climi del mondo’. È stata la prima volta che ho dato una forma concreta a questa ossessione. Però con il blog ho ritrovato amici che mi hanno confessato di coltivare la stessa passione. Per me è stato un successo perché mi ha legittimato a parlare di questo argomento, è come se mi avesse dato la patente. Non ho visitato tutti i posti di cui parlo. Molti articoli sono frutto di ricerche, di studi, della mia curiosità. Come per il libro sui fenomeni estremi».

Qual è il tuo evento meteo preferito?

«La neve. Mi emoziono con le nevicate a quote basse. Per la neve farei qualsiasi cosa, andrei ovunque. Se sulla Montagnola c’è un centimetro di neve io sono lì. Fotografo, osservo, ascolto. Mi piace tutto della neve, anche la materialità. Ma il momento più bello è quello dell'attesa. Il paesaggio che cambia, che fa capire che qualcosa sta per accadere. Credo ci sia anche un aspetto psicologico, perché la neve mette a tacere tutto. Quando nevica, purtroppo di rado, tutto si blocca. Scompaiono i rumori, l’atmosfera si fa sospesa, magica. Per me è il massimo, specialmente all’inizio quando tutto è candore. La neve è una delle due o tre cose che mi riportano allo stato di purezza infantile».

Com’è nato Atlante degli eventi atmosferici estremi?

«Negli anni avevo accumulato un bel po’ di materiale, senza pensare che lo avrei raccolto in un volume. In tre mesi l’ho sistemato e ne ho scritto di nuovo, scegliendo le mete più interessanti: Antartide, Perù, Siberia, Montagne Rocciose. Tutti posti dove probabilmente non andrò mai».

Il tuo posto preferito?

"Roccacaramanico, nel comune di Sant’Eufemia in Abruzzo. Lì ci sono stato. Il paese detiene il record mondiale ufficioso di nevosità giornaliera. Il 17 dicembre 1961 in 24 ore si registrò un accumulo di 3 metri e 65 centimetri”.

Altri luoghi a cui sei legato?

«In Toscana i luoghi in cui mi sento bene sono le Colline Metallifere, la Valdicecina, l’Elba e l’Appennino. All'estero, tra i luoghi che ho visitato, tornerei sempre in tre posti: il Portogallo e l’oceano in primavera, la città di Tromsø in Norvegia in inverno, il Peloponneso in Grecia in estate».

tempeste

Il viaggio dei sogni?

«Mi piacerebbe vedere da vicino le montagne più alte del pianeta: Ande e Himalaya prima di tutto, ma andrei ovunque, a parte le città con sfilze di grattacieli, dalle quali non sono attratto. Ora però non mi è facile partire, per tutta una serie di situazioni. Ma per me viaggiare è anche leggere o spostarmi di poco. Un viaggio in treno a Certaldo, una passeggiata nel bosco sotto casa. Quello che conta è la curiosità la capacità di osservare e scoprire. Se c’è una cosa che non sopporto è chi colleziona viaggi solo per dire ci sono stato ed esibire sui social le bandierine sulle mappe. Non sopporto nemmeno la banalizzazione che oggi si fa del meteo. Bombe d’acqua, tempeste con nomi di dei o persone. È terrorismo psicologico. Nel libro chiamo le cose con il loro nome per far vedere quali sono i fenomeni estremi che si verificano nel mondo, riportandoli con obiettività. Non c’è alcun bisogno di esagerare».

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